14  DICEMBRE 2019
 

Analisi dei risultati

 

Indicatori specifici

Analizzando i risultati (Tabella 1 e 2) per l’indicatore relazioni sociali6, i valori più alti si registrano in Trentino Alto Adige e in Friuli-Venezia Giulia; sono positivi nel Nord Italia (pur con delle flessioni), per poi diminuire e diventare negativi passando dal Centro al Sud, dove troviamo le regioni più in difficoltà (Campania e Sicilia).

Per quanto riguarda l’indicatore economia7, si osservano i valori più alti in Trentino Alto Adige e nel Veneto; nel resto del Nord e Centro Nord i valori sono sempre positivi, ma tendono a diminuire; decrescono diventando sempre più negativi dal Centro al Sud, dove troviamo le regioni più in difficoltà, che anche in questo caso sono Campania e Sicilia. È interessante notare che la Liguria, sebbene sia al Nord, abbia un rango basso (e quindi ha valori negativi).

In termini di parità di genere8, i valori più alti si registrano in Emilia Romagna e Toscana, nel resto del Nord Italia sono positivi, ma tendono a diminuire, con lo stesso andamento di diminuzione da Nord a Sud individuato per gli indicatori precedenti. È interessante notare come la Valle d’Aosta, sebbene sia una regione del Nord, abbia valori negativi, che la portano a essere una delle regioni più in difficoltà in merito all’attenzione alla parità di genere.

L’indicatore cultura9 restituisce una rappresentazione dell’Italia un po’ diversa dalle analisi precedenti. La regione con il valore più alto è il Lazio, seguita dall’Umbria. Il Nord ha valori bassi, anche se sempre positivi, mentre il Sud ha valori sempre più negativi, con la Sicilia e la Sardegna in coda.

Il quinto indicatore, relativo all’inclusione sociale e alla non discriminazione10, presenta valori alti in Lombardia e Veneto; nelle rimanenti regioni del Nord i valori sono comunque positivi; stesso comportamento dei precedenti spostandosi al Centro-Sud. Una particolarità degna di nota è che Emilia Romagna e Toscana, che per gli indicatori precedenti hanno registrato valori positivi, presentano valori negativi.

Il Trentino Alto Adige e la Valle d’Aosta sono poi le regioni più attente all’ambiente11, mentre la Lombardia e la Basilicata le meno impegnate. Infine, per quanto riguarda la fiducia12, buoni risultati per Campania, Toscana e Liguria. Le più negative risultano Veneto, Valle d’Aosta e Sardegna.

 

Indicatore composito

Come per gli indicatori singoli, per l’indicatore composito – essendo stato costruito in I-Ranker – si sono potuti applicare tutti i metodi di sintesi e si sono analizzati i ranghi ottenuti. Dall’analisi si può vedere che i ranghi sono sostanzialmente gli stessi, a parte alcune limitate variazioni. Nelle Tabelle 1 e 2 vengono utilizzati i valori e i ranghi ottenuti attraverso il metodo delle medie standardizzate.

La rappresentazione delle regioni italiane restituita dall’analisi è simile a quella ottenuto da altri studi che hanno utilizzato il “capitale sociale” come metrica di riferimento: le regioni del Nord e del Centro-Nord presentano valori di coesione sociale più alti. La coesione sociale diminuisce progressivamente spostandosi verso il Centro-Sud e il Sud Italia. Le regioni caratterizzate dalla più alta coesione sociale sono Emilia Romagna e Toscana; mentre le regioni meno “coese” sono Basilicata e Sardegna.

graziano1Tabella 1. Valori degli indicatori specifici e dell’indicatore composito (Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT e BES)

graziano2Tabella 2. Ranghi degli indicatori specifici e dell’indicatore composito (Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT e BES)

Una prima considerazione riguarda una perdurante divisione tra Italia settentrionale e meridionale, risultato tipico, tra l’altro, di studi riguardanti coesione sociale e capitale sociale nelle relazioni sociali, con una differenza: in base ai risultati della nostra analisi, la Valle d’Aosta, sebbene sia una regione del Nord, ha valori di coesione sociale più simili alle regioni del Sud.

In relazione all’analisi degli indicatori singoli, alcuni di essi si comportano in modo classico (es. relazioni sociali), altri “creano” una divisione in “diverse Italie”. L’indicatore relativo all’economia ha un andamento relativamente classico, ad eccezione della Liguria, simile alle regioni del Sud. Un altro indicatore con andamento relativamente classico è la parità di genere, rispetto al quale solo la Valle d’Aosta va ad essere unita alle regioni del Sud, in un’ideale divisione delle regioni (in linea con quanto ottenuto per l’indicatore composito). L’indicatore relativo all’inclusione sociale e non discriminazione è l’ultimo che può essere ricollegato a questa categoria, confermando un’immaginaria linea divisoria tra Nord e Sud Italia (anche se le regioni che spiccano in maniera negativa sono Emilia Romagna e Toscana). Tale risultato è particolarmente sorprendente, in quanto queste regioni sono solitamente considerate le più virtuose. Il confronto, nel prossimo capitolo, con il capitale sociale mostrerà questo fenomeno in maniera ancora più evidente. È interessante notare come gli outliers siano sempre regioni del Nord che hanno valori molto più negativi rispetto alla divisione tradizionale in due Italie, mentre diverse regioni del Sud presentano valori sorprendentemente positivi.

graziano1GGrafico 1. La mappa della coesione sociale (Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT e BES)

L’indicatore relativo alla cultura mostra una suddivisione in Italie diverse da quelle osservate sin ora. Le regioni più virtuose possono essere “raggruppate” attorno al Lazio, con un secondo cluster positivo attorno alla Lombardia. Le restanti regioni hanno valori tendenzialmente limitati, soprattutto al Sud.

Anche l’indicatore relativo all’ambiente è caratterizzato da andamenti particolari, in quanto le regioni meno “coese” sono Lombardia e Veneto, le più coese Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. Il resto delle regioni non sono distribuite secondo la frattura Nord-Sud. Si può dire che in questo caso la frattura sia all’interno dello stesso Nord. Questo, in realtà, può essere riconducibile alla natura dei dati: una delle variabili utilizzate è l’inquinamento nelle città, misurato nei capoluoghi di provincia; quindi le regioni con capoluoghi molto popolosi – come la Lombardia con Milano – ottengono risultati peggiori in termini di tutela dell’ambiente.

Infine, l’indicatore relativo alla fiducia restituisce valori particolari rispetto alla tipica frattura Nord/Sud. Come primo punto si osserva un livello di fiducia in generale molto basso in tutta Italia. È interessante notare che le due regioni che hanno i valori più positivi sono Toscana e Campania, che generalmente si collocano in posizioni opposte in altri tipi di classifiche. Inoltre, il valore maggiore è dato da una regione del Sud (Campania) e l’indicatore in analisi è l’unico in cui accade. Le altre regioni si distribuiscono senza una netta demarcazione.

 

Confronti nazionali ed internazionali

Per contestualizzare i risultati riteniamo interessanti due tipologie di confronto: a livello nazionale, in relazione agli esiti di alcuni studi sul capitale sociale, a livello internazionale, utilizzando la piattaforma Regional Well Being sviluppata dall’OCSE.

Come osservato, il concetto di capitale sociale è stato spesso associato a quello di coesione sociale, considerandolo più specificatamente uno dei suoi elementi costitutivi (Berger-Schmitt, 2000). La distribuzione del capitale sociale in Italia è stata studiata soprattutto da Cartocci (Cartocci, 2007; 2012), seguendo un approccio simile a quello utilizzato in questo articolo. Si compareranno di seguito i risultati della presente analisi con quelli pubblicati da Cartocci e Vanelli in “Una mappa del capitale sociale e della cultura civica in Italia” (Cartocci, Vanelli, 2015). Gli autori propongono un indicatore composito costituito da cinque sotto-indicatori: partecipazione civica, partecipazione elettorale, lettura di quotidiani, volontariato, donazioni di sangue. I risultati ottenuti dagli autori sono in linea con i risultati ottenuti nella nostra mappatura; i valori più elevati di capitale sociale si registrano nelle regioni del Nord e Centro Nord, con Trentino Alto Adige e Emilia Romagna in testa. Scendendo verso Sud si trovano progressivamente valori più bassi, con minimi in Campania e Basilicata. L’unica eccezione è rappresentata, anche in questo caso, dalla Valle d’Aosta, che sebbene sia una regione a Nord si caratterizza per un capitale sociale molto limitato.

A livello internazionale, il progetto Regional Well-Being13 ricostruisce una mappatura di 395 regioni OCSE attraverso l’utilizzo di undici indicatori che restituiscono una distribuzione del benessere e della qualità della vita: accesso ai servizi, partecipazione civica, educazione, lavoro, comunità, ambiente, salute, sicurezza, reddito, abitare, soddisfazione di vita. Le molte analogie tra questi indicatori e quelli che costituiscono il nostro indicatore compito consentono di proporre una comparazione, soprattutto per quanto riguarda le due regioni italiane “più coese” - secondo i nostri risultati - (Emilia Romagna, Toscana), “meno coese” (Basilicata, Sardegna) e “mediamente coese” (Marche, Valle d’Aosta).

Secondo la mappatura OCSE, l’Emilia Romagna ottiene valori molto alti nella maggior parte degli indicatori, soprattutto per quanto riguarda la partecipazione civica e l’accesso ai servizi. L’indicatore dove ottiene il valore più basso è l’ambiente (misurato come inquinamento dell’aria). Regioni simili a livello europeo risultano l’Alsazia in Francia e il Burgenland in Austria. La Toscana ottiene sostanzialmente gli stessi risultati, con i punteggi migliori in sicurezza. Regioni simili sono il Sud della Svezia e la Rioja in Spagna.

Le Marche ottengono risultati attorno ai valori mediani per l’Italia, risultato consistente con quello rilevato dalla nostra analisi. Regioni simili nei paesi OCSE sono la Loira in Francia e l’Hokkaido in Giappone. La Valle d’Aosta presenta sostanzialmente gli stessi risultati, ma con maggior variabilità: valori molto alti in alcuni indicatori e molto bassi in altri. Questo è consistente con i risultati ottenuti nella ricerca sulla coesione sociale. Regioni simili sono la Carinzia in Austria e l’Aragona in Spagna.

Per quanto riguarda le regioni “meno coese”, anche secondo la mappatura OCSE la Basilicata si posiziona nella parte bassa della classifica delle regioni italiane. L’unica eccezione è l’indicatore ambientale, dove ottiene valori molto alti. Regioni simili sono la Grecia centrale e il Nord del Portogallo. La Sardegna ha risultati consistenti a quelli ottenuti dalla Basilicata, e presenta similitudini con Lisbona in Portogallo e Murcia in Spagna.

 

Conclusioni

La presente analisi si è focalizzata sulla misurazione della coesione sociale nelle regioni italiane, attraverso la costruzione di un indicatore composito costituito da sette sotto-indicatori: relazioni sociali, economia, parità di genere, cultura, inclusione sociale e non discriminazione, ambiente e fiducia. La scelta degli indicatori è stata ispirata essenzialmente da due indicatori compositi già presenti in letteratura: il BES, Benessere Equo e Solidale, e il social justice index (Schraad-Tischler, 2015). I risultati ottenuti restituiscono una mappa dell’Italia che va oltre la tradizionale distinzione tra Nord e Sud del Paese; l’andamento generale rispetta sì l’ipotesi di un Italia settentrionale “più coesa” rispetto a quella meridionale, ma con variazioni interne che meritano una riflessione. Nella Tabella 3 si possono distinguere “cinque Italie” caratterizzate da diversi livelli di coesione sociale.

graziano3Tabella 3. Le cinque Italie della coesione sociale (Fonte: nostra elaborazione su dati ISTAT e BES)

Il concetto di coesione sociale è stato oggetto di studi recenti, come, ad esempio, il report “No Progress on Social Cohesion in Europe” (Dauderstädt, Keltek, 2016), dove si evidenzia un progressivo peggioramento del livello di coesione sociale in tutte le regioni europee, restituendo uno scenario critico del benessere sociale in Europa. A maggior ragione studi e ricerche sul tema sono di vitale importanza per sostenere le politiche, sia a livello paese che a livello comunitario.

La mappatura qui presentata rappresenta un primo tassello in un percorso di ricerca che vuole essere continuativo e sempre più orientato all’identificazione delle politiche che possono maggiormente rafforzare la coesione sociale nelle regioni italiane. L’obiettivo non è tanto il proporre una classifica di merito, quanto contribuire al dibattito su una definizione efficace di coesione sociale evidenziando le relazioni con altri concetti sociologici (capitale sociale, benessere, etc.), e porre al servizio della comunità scientifica e dei decisori politici uno strumento che possa costituire un punto di riferimento per monitorare i livelli di coesione sociale e identificare politiche efficaci per il suo rafforzamento.

Giulia Venturini Università Bocconi Milano

Paolo Graziano Università degli Studi di Padova – O.C.I.S. Osservatorio Internazionale per la Coesione e Inclusione Sociale, Reggio Emilia